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sabato 26 dicembre 2015

Guantoni di soia per cuori di cocomero





Graffianti, caustici, provocatori per diletto, con troppi impegni con il rischio di seguirli tutti.
Ricordo il venditore di rose che, vantando la sua laurea indiana in farmacia, era convinto di essere stato morso da un cane, che in realtà lo aveva appena graffiato.
Se vai in un ristorante e la sera poi, ti senti male e la tua cena finisce dritta e violenta dentro il water, forse, sarebbe il caso di evitare quel posto. Eppure, campioni della società, tornano, pur di strappare il titolo di "cliente abituale", supportati per facciata di cronaca locale, solo da chi trae beneficio da questi assurdi, ma simpatici zerbinaggi.
Poveri che fanno finta di essere ricchi, mostrando ingenuamente la loro aridità intellettuale, con il rischio di attrarre aspiranti sciacalli.
A volte bisogna mentire per salvare la pelle, vivere per mentire anche a sé stessi rappresenta l'involuzione dell'uomo moderno.


La pancia nata dalle buone forchette ingombra sempre e comunque, la tolleranza è solo quella di falsi buonisti.

Ne uccide più il divano insieme alla troppa curiosità, che la strada.






Per avvalersi a terapisti dell'anima e del corpo, bisognerebbe avere un buon equilibrio interiore e  lasciare nel baule la  permalosità: ogni scelta comporta delle responsabilità che non tutti vogliono assumere, così come la presunzione o la finta di conoscere i propri figli, cui resta sempre più difficile far capire quello che è sbagliato, perché la colpa, è sempre di qualcun altro.

Qui la Boxe non c'entra nulla, non dovrebbe entrarci almeno, ma visto che è un blog ispirato al pugilato e che comunque, chi scrive, ha dedicato e dedica tutt'ora la sua vita allo sport, con particolare affetto per la Noble Art, la Boxe è sempre compresa.



Sono stato vegetariano per più di quattro anni, per uno strano ma onorevole rispetto nei confronti degli animali, che conservo sempre e comunque.
La spremuta di fagioli o di soia che sia, si avvicina a tante cose sgradevoli, tranne che ad una piacevole colazione che dovrebbe dare il buon inizio alla  giornata, si può avere rispetto per gli animali senza dover ingurgitare schifezze dannose all'umore e senza ostentare troppo.


Capisco la frustrazione , ma non possono essere tutti Guerrieri, anche se lo spirito di emulazione va alla grande, il pianeta ha bisogno di varie  figure, così come per i belli ed i loro antagonisti. Anni fa, sono stato testimone di un episodio di razzismo sprezzante nei confronti della categoria dei belli, attaccati senza pietà da un brutto vero e benestante.
Il guerriero naturale troverebbe noiosa la morte dentro un letto. Quello  autoproclamato, dagli scritti di effetto, complicati per far colpo sul lettore, farebbe di tutto per un cambio palcoscenico.
Chi passa le  serate abbracciato al divano, con grandi brividi tra una pisciata, il cambio canale, o un nuovo stato sui social, non capirebbe, mettendo in dubbio anche i fatti compiuti, d'altronde la storia è fatta anche dalle versioni dei disfattisti.
Chi vive grandi passioni, rinuncia a folte frequentazioni, di certo più facili in chi vive la routine imposta.




Sono sempre grato al mio Maestro, Goffredo, che ci ha insegnato da subito e per sempre, la via dell'umiltà e del non apparire, del tenere a freno la lingua, anche nell'impossibile.
In Palestra, abbiamo sempre fatto, dall'inizio, alla fine, quello che Lui ci insegnava.
Oggi, incredulo, osservo presunti e saccenti veterani, armati di bende colorate e guantoni firmati, con pochi mesi, che si traducono in pochi giorni di allenamento amatoriale, atteggiarsi a Pugili ,a Guerrieri, che saltano l'allenamento di gruppo per fare corse solitarie da campioni stile scarpa slacciata al momento giusto. Ho sbagliato posto, ero in una palestra fitness.
I Campioni, quelli veri, conservano una buona dose di umiltà e rispetto.
Se qualcuno afferma che l'energia si può domare, mente o ignora.
L'energia non si doma, si può solo veicolare in un buon gancio sinistro.




Si dovrebbe mostrare lo stesso coraggio che si consiglia.


martedì 24 novembre 2015

Guerrieri Blu






I ragazzini di questa epoca sono impegnati su più fronti in svariate discipline, per spirito esplorativo a volte, altre, forse, per soddisfare l'ego ed altre varie dei genitori, con il rischio di praticare troppo, imparando poco, senza amare nulla.
I minestroni buoni sono quelli che si mangiano a tavola.
Studiare ed imparare un'arte del movimento è una cosa, praticare un'attività fisica ne è un'altra.
Sembra  ci sia  differenza tra una bella camminata e lo studio della danza classica.

Nei periodi in cui mi gira bene, sono  ottimista e propositivo, mi entusiasmo fin troppo, con poco.


Come i bambini ascoltano le favole, incantato,  ho ascoltato racconti di pesca subacquea, la maggior parte delle volte ho chiesto consigli tecnici per messaggio, cui sono seguite risposte dettagliate, concrete e piacevoli.
Ho conosciuto Alessandro nel 2010, attraverso un forum di pesca sub, un paio di messaggi e con la scusa di un caffè che lui non prende, abbiamo parlato di persona.
A quei tempi avevo una passione eccessiva per l'apnea subacquea, dovuta di certo ai tuffi estivi sul mar Ionio peloponnesiaco, dove da anni, quasi ogni anno, vivo le mie vacanze.
Al mare, dentro il mare, nella mia seconda patria. A volte otiti ripetute mi bloccano per un po'... Per fortuna.



La sua sicurezza mi sorprende ogni volta, parla, spiega e sorride con il sapere che dovrebbe essere quello di un anziano, un lupo di mare rugoso e forse malandato.
Neanche trent'anni, faccia vispa e pulita,  letale in acqua, dove sui muove con innaturale disinvoltura, perché il ragazzo in questione non frequenta corsi o piscine,  la sua palestra è il mare, tutto l'anno.

Mi pare abbia frequentato senza entusiasmo un paio di volte la piscina dove ho appreso le basi dell'apnea, con Carlo, altro uomo d'acqua senza fronzoli e cantilene, diretto e fin troppo essenziale,  che trasmette l'acquaticità come pochi, anche se ancora non ho avuto il piacere di un'uscita in mare in sua compagnia.

Se l'apnea pura è meravigliosa, la pesca in apnea è altrettanto bella quanto ingegnosa e complessa nelle varie fasi... Una vera lotta nel blu riservata a pochi  temerari amanti del mare.


Conoscere una persona che non ama piscine e strutture affini, che ha sempre il richiamo del mare nel cuore, che arriva a profondità considerevoli senza neanche dovere compensare, (gli addetti ai lavori sanno di cosa parlando...), un bel regalo della sorte, quasi una rivincita nei confronti delle ripetute otiti, cui non faccio neanche più caso.
Così come il guantone è il mare.
Alla Guerriera che regala sempre un sorriso, anche nei momenti in cui a fatica li caveresti da un comico di professione.

Waqar è vivo.

Gli altri giocano vivaci a Tortoreto.
A 42 anni, felice di avere sempre tanto da imparare da un giovane, involontario maestro.



















Al Mare e agli Uomini di Mare.

"E' bastato un tragitto in auto con  Mirko per capire che stavavamo facendo altro." Roberto.
Alle nuove conoscenze del Blu.



mercoledì 10 giugno 2015

Gli Statali




Chiappe larghe modellate su sedia girevole più o meno scricchiolante, pausa caffè abusiva ed abusata all'inverosimile, con piccoli malanni esagerati  a iosa pur di avere uno squallido alibi che tenga lontani da lavoro per brevi periodi.
Pagnotta sicura, anche se non proprio abbondante.

La "pratica" del Triage non è cosa da tutti,  gran parte degli infermieri ha il terrore di questa postazione, pochi minuti per valutare le priorità degli ingressi nei pronto soccorso, valutazioni scientifiche, ogettive e soggettive.
Passano più tempo in tribunale gli infermieri che i criminali, strano, ma attuale in Italia.
Tra grandi perfusioni di ansia, minacce, aggressioni, corruzioni tentate, insulti e... Tanta paura.
Vietata l'imperizia, vietate le emozioni, viene richiesto sempre un minimo di sorriso e soprattutto quando tutti perdono il controllo, è richiesta semplicemente una fredda,innaturale calma.
Eppure ne vale la pena, la differenza tra la vita e la morte, la salvaguardia cinica per esigenze di servizio dei più deboli, il poter  salvare vite anche quando sembra tutto perduto.
E quell'intervento in 118, auto sotto il burrone, avremmo dovuto aspettare l'arrivo dei vigili del fuoco per la "sicurezza della scena"... Anno 3023 con umiltà.
 
Doccia di ringraziamenti e benedizioni quasi deliranti, di quelli non documentati; la moda impone la cronaca spesso errata degli errori.
Non vedo somiglianze con i culi seduti dal caffè facile e il mal di umori del lunedì mattina.
 
Cambio scenario.

 Pochi minuti  su youtube per curiosare la preparazione fisica della boxe e resterete incantati, vi verrà voglia di allenarvi alla Nobile Arte. Poi, una volta visto cosa succede a prenderle, probabilmente l'entusiasmo andrà via a gambe levate e tanti dubbi sorgeranno sul perché di tanto "spreco atletico", di allenamenti epici con finali di nasi schiacciati,  facce smodellate rimodellate e livide,  costole più fluttuanti del solito.

Essere speciali, forse non è per tutti.

Lo Spartano cui chiesero cosa sapesse fare, rispose "cerco di essere Uomo libero"

Servire un caffè al bar è piacevole, su di un airbus è emozionante.

Non si illuda nessuno,   un padre che  fa lunghe traversate in mare, non insegnerà  al figlio  il nuoto come conseguenza naturale, anche se potrà essere di buon esempio, se poi volete credere alla storia che l'urinoterapia, lontana cugina dell'omeopatia, funzioni, pisciatevi pure addosso.


lunedì 25 maggio 2015

Maggio MMXV










 
 
 
 
 Avanza leggero, colpisci e sii esplosivo, schiva e torna in guardia.
Incassa il colpo, gira e alza le braccia a protezione del viso, non troppo, altrimenti  scopri i fianchi.
Adesso finta un destro e porta un destro, cerca di andare via subito da lì, perché stai per incassare un gancio sinistro.
 Incassi bene i colpi e questo è un buon talento nella tua arte, anche se alla lunga potrebbe rivelarsi distruttivo per la salute.
Le mascelle di vetro vanno subito giù, al tappeto, ma prendono meno pugni e cercano in tutti  modi di non prenderne affatto, usando uno strepitoso gioco di gambe, oltre che di braccia.
 
Negli allenamenti, durante le pause, fai valanghe di addominali cercando di concentrare il lavoro sui fianchi, sono loro che ti proteggeranno in attacco e in difesa.
 
Se abiti al mare, approfitta per un tuffo nel blu, rilassa mente e muscoli.
Se riesci, trattieni il fiato quando sei sott'acqua, è una cosa difficile ma piacevole, conoscerai i tuoi limiti.
 
 
 
 

sabato 9 maggio 2015

Routine






 

In piena colluttazione con urli e lancio di sedie, ci scappa anche un morso su di una chiappa protetta da una divisa, forse ignifuga, alla fine, non della rissa, ma della pazienza, il tutto finisce con una sedazione forzata ed il  trasporto in ospedale dell'omino che nonostante si trovi in età matura, ancora impara a gestire una insana sbronza al bar.
Sangue e vomito, insulti ed improbabili "ricatti" morali, alla ricerca codarda di un capro espiatorio cui dare la colpa quando la vita finisce o finisce male.
Ad averlo un gladio, sarebbe tutto più semplice e tagliente, immediato e meno contorto, di certo senza paure per i guerrieri di quelli veri.
La saggezza è solo quella della strategia che verrebbe usata, per il resto cuore anche pavido a volte, ma mai codardo, lanciato nella passione folle della lotta.
Invece, qui dove siamo, le eventuali lacrime sono concesse forse quando si torna a casa, più spesso l'hanno vinta i malumori e le ansie, la fatica e la frustrazione di dover sopportare l'insopportabile più spesso e malvolentieri.
Il cinismo è solo una conseguenza.

Soggetto anomalo con evidenziatore giallo, questo affermano, la mia professione in contrasto con la mia personalità e le passioni.
Anche il pugilato è anomalo, sulla carta è pieno di contraddizioni e contrari di tutto con tanto di fascino, sfasciato.
A te, che sei andato, dedico le  riprese più dure e più belle, fuori dal quadrato.

 

domenica 19 aprile 2015

L'avvocato di Tyson





"E' un violento dallo stupro facile", un rabbioso che ha trovato nel pugilato il suo ambiente naturale... Ha morso l'orecchio alla sua ex moglie.
"
"Ha morso l'orecchio ad un avversario scorretto che anziché boxare lealmente, rifilava testata e colpi sporchi".
"Credo sia un business costruito a regola d'arte per avere un cattivo di colore cui dare tante colpe"...

 Cus D'Amato, il padre adottivo di Tyson, bianco e di origini italiane, gli aveva impostato un ruolo da cattivo sul ring e forse anche fuori, viste le cazzate che il ragazzone combinava ad ogni uscita.
 Festini a luci rosse con sei, sette ragazze a sera, champagne, canne e cocaina.
La cronaca lo ha diplomato come tastatore  di culi di belle ragazze...
Quando i protagonisti di questi eventi sono calciatori, la cosa non fa neanche notizia.
Ma il Mike in questione è di colore, con  problemi di adattamento, senza freni inibitori con svariate dipendenze, dalla rissa facile e pratica l'arte dei dannati, dei suonati più delle campane di Agnone e dei violenti senza giusta causa, se mai ce ne fosse una.
La Boxe.
Più che logico per i non addetti ai lavori, relegare il pugilato a pratica malsana, praticata appunto da persone con molte o quasi tutte le rotelle invertite e il sistema neuronale devastato ancora prima di muovere le gambe sul ring e offrire la testa e quel poco di intelletto ai cazzotti.

Pochi giorni fa, un mio amico medico, in veste della sua professione, ha presenziato un torneo di karate.
Saturo di saluti e di inchini orientaleggianti, il Karate sembra  fin troppo educativo sulla carta. Silenzi,colpi perfetti in kimoni bianchi su meditazioni in sfondi zen da ottima grafica pubblicitaria.

Peccato poi, che durante una gara non si capisca  se il colpo può essere assestato a pieno contatto o meno, ed il risultato è un misto di scorrettezze, bluff e carognate varie condite da squallide messe in scena.
Da quello che so, nelle competizioni di karate il contatto pieno almeno al volto è vietato, ma a volte tollerato...
Esistono altri tipi di formule a contatto pieno dove la gestione rimane più semplice.
Sarebbe comunque riduttivo parlare della disciplina, in quanto la differenza è fatta sempre e solo (?) dalle persone.
Nelle mie statistiche personali, non vi è nessuna prova che il karate sia più educativo del pugilato o di altre pratiche;  sempre pronto ad essere smentito per giusta casistica.

Forse, non tutti abbiamo capito che la disciplina ed il rispetto possiamo averle anche con l'educazione occidentale, senza essere per forza o per moda "zen".
Anche se gli abiti ed i contesti potrebbero sembrare meno spirituali, anche in occidente possediamo un buon arsenale di pratiche che favoriscono la crescita interiore senza troppa esasperazione.
Prendiamo un praticante di karate in Giappone, mettiamo che nella migliore delle ipotesi sia solo un bullo tendente allo stronzo, di certo non metteremmo tutto il karate sotto accusa con tutti praticanti impacchettati nel ruolo di bruti cattivi con gli occhi a mandorla.

La faccio sporca più di quello che è, essendo di parte, ovvio, tifo Tyson e tutto il mondo del pugilato, con le sue vaseline illegali,  i match truccati in sale che somigliano  a quelle da biliardo, sature di fumo di sigaretta e di sudori evaporati.




giovedì 16 aprile 2015

Ombre sciolte



Jack Dempsey così spiegò alla moglie la sua sconfitta con Gene Tunney: “Cara,mi sono dimenticato di schivare”.


 Una lezione prova di pugilato potrebbe avere poco valore, oppure, potrebbe essere una via di salvezza, o  autodistruzione, a seconda le ambizioni.
Nessuna cintura, nessun grado di esperto, i formalismi e gli inchini eventuali sono quelli delle reciproche prese per il culo.
Le posture eleganti, l'apprendimento di movenze feline, i delicati equilibri tra l'auto-sfida e la ricerca del coraggio. Le endorfine, insieme al piccolo delirio di onnipotenza,  fanno parte del viaggio pugilistico di ogni praticante dopo ogni allenamento.
A noi, che  non è più concesso competere, almeno in via ufficiale, per via dell'età e dei potenziali acciacchi, non resta, si fa per dire, che concentrarci sulla parte salutistica della pratica, senza fintare saggezze, in un percorso di strana longevità, fatto di sudore e cazzotti portati e ricevuti in scioltezza.

A volte è indigesto essere solo spettatori di giovani glorie, vivere di sogni irrealizzabili, di un braccio sollevato sul ring che non tornerà più se non per chiedere pausa e non perché stanchi, ma per andare un attimo in bagno o approfittare per un'oratoria fuori luogo.
Eppure, la magia continua, la sfida eterna al tempo che avanza senza nessuna sosta, non ci vede  mai perdenti.












E' dura essere la madre di un codardo che finge di essere impavido.

sabato 11 aprile 2015

La palestra migliore














Con la corsa misuri la tua forza (di volontà), quando sei stanco e non ce la fai più, ti fermi, oppure, fai appello al tuo io e continui. Semplice come concetto, più complessa la pratica.

Per imparare a scrivere bisognerebbe avere una penna carica e avere voglia di usarla.
Certo, se avessimo  più voglia di leggere e lasciare da parte per un po' il nostro arsenale informatico, l'atto della scrittura diverrebbe più facile.
Spesso la voglia di apprendere è scarsa, così come i risultati ed il prodotto finale è uno scarico di colpe e responsabilità.
Nello sport, i trainer miglior non sono quelli con più conoscenze, ma quelli più bravi a trasmettere l'essenza della loro arte.
E di certo, se l'allievo  ha poca voglia di imparare, anche la  conoscenza più vasta è nulla, così come trovarsi in una palestra blasonata o in un luogo di culto.
Come nella corsa, ognuno è allenatore di se stesso e la disciplina più bella si trova dove abbiamo più voglia di apprendere e sacrificarci, neanche tanto poi.











Ancora albeggia ed un pensiero schiva orsacchiottesco e salta a coloro che rischiano la vita per gli altri e proprio dagli "altri" spesso  accusati e maltrattati, quando va bene.
Le notti insonni mai recuperate, le vite private devastate dalle continue assenze, le situazioni  al limite della comune sopportazione umana , per un riscontro professionale spesso inesistente.
Questi eroi, rivestiti di temporali ma indispensabili corazze ciniche, esposti a malattie ed intemperie di variegate nature, fisiche, metereologiche su basi ansioso-simil aggressive, a volte scansoni e poco disponibili al colloquio.
Come nel pugilato, tutti a godersi lo spettacolo finale, con poche riflessioni al sacrificio che occorre e a quella specie  di folle ed anomalo coraggio che o lo si ha, o bisogna chiamare il mago e farlo uscire da qualche parte.


L'evidenza scientifica ha dimostrato su soggetti  fisicamente sani (con riserva sulla sfera mentale), che il pugilato giuliese, mescolando insani allenamenti gladiatoristici, a sane prese per il culo con sorrisi in fase di affanno, aumenta la percentuale di Cuore Alto, un nostro marchio e migliora la postura durante il sorriso post cazzotto in bocca.
















Duelli

8 aprile 2015 Accademia Pugilistica Giulianova.






Abbiamo fatto allenamento senza Paolo, che mi ha chiesto di sostituirlo. Il poco spazio a disposizione di questo posto non fa altro che aumentare quella magica intimità tipica della Boxe, e la puzza di sudore naturalmente.

Insieme ai ragazzi abbiamo eseguito un breve riscaldamento per cimentarci poi, in esercizi vari di allenamento  forse funzionale. E come tutte  le cose che funzionano, o che dovrebbero funzionare al meglio, arriva il momento della zappa: possiamo allenarci quanto vogliamo , ma per zappare l'orto occorre la zappa.
Ad alcuni ragazzi tra i più esperti, ho permesso di fare i guanti in scioltezza.
"In genere corro per 12 km ma salire sul ring è diverso..."
"Hai ragione, lì sopra devi sottostare ai ritmi che ti impone l'avversario e diventa più difficile avere una buona respirazione ed essere rilassati".
Questi, i commenti consapevoli di due miei coetanei.
Salire sul ring, per fare i guanti o sparring, anche con un amico,  è sempre difficile.
Non amo la violenza gratuita ed incontrollata, eppure, ecchimosi, epistassi, sì, il sangue dal naso e labbra tumefatte, rappresentano un trofeo di grande valore per noi, folletti folli.
  Al giorno d'oggi, spesso non si è in grado di affrontare un chiarimento con un amico, passare ad un amichevole duello, certo non all'ultimo sangue,  sarebbe una bella storia, anche se discutibile.
Bellissimi e crudeli i duelli all'ultimo sangue, che avevano lo scopo nobile di sacrificare una o due vite per risparmiare  interi eserciti di uomini.

Che ben venga un labbro spaccato in palestra, sarà buon insegnamento per affrontare dolori di certo più importanti.
Peggio la sciatica.

 

mercoledì 1 aprile 2015

La scelta




Per capire il cazzotto lo devi buscare.
Quanto più si combatte, anche se solo nella propria palestra, tanto più si arriva ad avere un buon autocontrollo.
 Per fare dei buoni "guanti", bisogna imparare a rilassarsi, ad avere una respirazione fluida ed una postura sciolta, quasi a voler nuotare sul ring come nuotano le verdesche in mezzo al mare, gli eleganti fantasmi blu.
La scelta che porta al pugilato è sempre strana.
Non è un'arte marziale, non è difesa personale, la boxe è la boxe e se altre discipline vantano di essere alla portata tutti, non si può dire altrettanto del pugilato.
Di certo la pratica conferma quasi sempre la teoria, ma il guaio sta nel mezzo, il principio è quello di portare il maggior numero di colpi e di prenderne pochi attraverso schivate, spostamenti e parate.
Anche se pochi, i pugni ricevuti fanno sempre male, inoltre se si dovesse fare la somma tra un incontro e l'altro, sono sempre e comunque troppi.
Alcuni atleti, me compreso, se non prendono qualche colpo, non riescono ad entrare nel vivo dello sparring, perché probabilmente i genitori hanno perso il libretto delle istruzioni. Quello che avviene dopo è  irrazionale passione.

Forti





Pochi giorni fa arrivo giusto appena al verdetto di un match di kick boxing a pieno contatto tra over 40, anzi, conoscendo uno dei due contendenti, credo abbia avuto luogo un incontro tra cinquantenni.
Pugni al viso, calci al corpo e sulle cosce li ho provati nella mia pratica passata,  nella palestra di Mimmo Falconi.
Altro discorso per quello che avviene in una competizione ufficiale, mazzate che mirano ad abbattere l'avversario, al pari del boscaiolo alle prese con il suo albero.
Guerrieri pronti a farsi male ed accentuare così, i malanni già presenti.
Lontani dall'essere personcine comuni, pazzi nel cuore di certo, contusi sul corpo se va bene.

L'autocertificazione della forza riesce sempre a strappare sorrisi e commenti inopportuni:
il definirsi "forti" da soli per autoreferenza, o  sperare di esserlo in una vita futura, suona di poca credibilità.
La forza non la si dice, la si mostra quando serve, come sul ring, nella vita.

Ancora  alla ricerca di una bella dose di coraggio per un tuffo a fianco di uno squalo,
senza alcun talento per calme e silenti meditazioni, mi rigenero in un posto che è diventato il mio piccolo tempio.
Qui recupero forza ed energia, anche se, nella serata di ieri il mio allenamento era simile a quello di una lumaca, perfino le tre riprese di corda da due minuti erano a metano, ecologiche ma lente.


Non vi è niente di più forte della gentilezza e niente di più gentile della vera forza.











domenica 22 marzo 2015

Cutman








Le nostre pugilistiche non hanno un gran numero di professionisti al momento, arte dura, durissima
con poca certezza economica, neanche paragonabile a quella del calcio di bassi livelli, che garantisce ai suoi praticanti una sorta di paghetta mensile più che dignitosa.
Mancanza di vocazione, scarso interesse dei media e quindi di sponsor importanti, inoltre, a mio parere, una gestione forse datata e atavica rispetto ai tempi correnti, sono elementi che hanno relegato la Nobile Arte a ritaglietto della pagina finale dei quotidiani italiani.
Pochissimi sono gli atleti che riescono a conquistare l'attenzione della prima pagina, fedele solo agli dei del calcio.
Pur non avendo a disposizione gran materiale umano su cui lavorare, ci siamo avventurati nel fascinoso mondo degli "angeli custodi" dei pugili, di coloro che si occupano dei bendaggi prima degli incontri  e delle eventuali ferite  riportate tra un round e l'altro.
Unico movente la passione, nutrita dalla speranza di dover "assistere" futuri guerrieri della costa.
A parole sembra tutto semplice, in realtà, in 45 secondi bisogna sapere cosa fare ancor prima della pausa ed essere efficaci su ferite ed ematomi durante il brevissimo tempo che resta prima dell'inizio del round successivo, muovendosi in maniera assertiva nell' angolo dove è seduto l'atleta, tra il suo maestro ed il suo secondo.
Un vero intervento di urgenza che richiede molta manualità e buona preparazione teorica.

Ho avuto la fortuna di fare il mio primo bendaggio extra corso ad un vero maestro di bende e affini, anche se non di pugilato, un amico e collega di una precisione certosina.

Un altro tassello arricchisce  le nostre pugilistiche.

Aspettando gli antichi fasti, siamo pronti in tutti i sensi ad accudire i nostri Guerrieri.
Grazie Federico

www.cutman.it














giovedì 12 marzo 2015

Caffè con racconti




Un venerdì pomeriggio di fine di febbraio ci organizziamo con Paolo per far visita a Goffredo, lo storico Maestro della Pugilistica Rosetana.
Breve conversazione telefonica con Roberto ex peso massimo, mio coetaneo e compagno di guanti e allenamenti che abita vicino al nostro Maestro, gentile a darmi le indicazioni stradali.
Caffè al volo e ci avviamo verso Goffredo che ci aspetta in un ristorante dove ha pranzato.
All'arrivo è  fuori il locale,  in compagnia di una sigaretta digestiva.
Ci abbracciamo, con gli occhi lucidi pieni di ricordi e sudori, lui nota  il grigio che domina sui miei capelli: " t'ho lasciato che eri un ragazzetto ed ora ti trovo con i capelli imbiancati che sei un uomo..."
Con eleganza Paolo si presenta al Maestro (che ha fugacemente conosciuto in passato nella Pugilistica Rosetana) e di lì a breve, inizia una magia di racconti, accompagnata da un bicchiere di amaro.
Cronache autentiche di pugilato e di pugili allenati ed educati alla vita da Goffredo.
Nomi "grossi"della Noble Art, oltre naturalmente la Rosa della Pugilistica Rosetana.
Cita anche me, che non ho dato alcuna soddisfazione sul piano agonistico, ricorda bene un mio match da canguro ad Avezzano "rubato" ai punti dal padrone di casa.
Dai ring africani a quelli italiani, le emozioni delle grandi vittorie ufficiali, allenamenti gloriosi nei quali blasonati Campioni le hanno prese da due ragazzi: Nico e Gabriele.
"Luciano, quello stronzo, se solo avesse voluto, poteva diventare Campione Mondiale..."
Rino "Cholo" Sorgentone altro grande guerriero della scuderia Cipriani..
Rocco il "picchiatore", al quale il Maestro ha precluso il passaggio al professionismo perché prendeva troppi colpi...
Il Pubblico si sarebbe divertito, ma alla lunga il ragazzo avrebbe avuto ripercussioni salutistiche.
Questo era  il Cuore di Goffredo, allenatore di Boxe, padre e angelo custode  dei suoi ragazzi, che non ha mai sacrificato in nome del denaro e della gloria agonistica.
Il tempo tiranno ci porta ai saluti, ognuno sulla via dei reciproci impegni.
Mi permetto di accompagnare Goffredo a casa con la promessa di una prossima visita con i miei figli al seguito.
Ci ha regalato un Dvd con un filmato di un pugile zairese allenato da lui anni fa.
Paolo, emozionato ed appagato quanto me dai racconti e dal carisma di quest'uomo, prossimo ai preparativi della settima edizione di "al Cazzotto bisogna offrir da bere", mi propone di invitare il Maestro per quella serata.
Al solito non ci sarò... Notte di lavoro mi attende in pronto soccorso.
Non ci educasti solo a darle, soprattutto a saperle prendere fuori dalla sicurezza di quel quadrato
Ciao Goffredo.





lunedì 2 marzo 2015

I muscoli dell'anima

Parlare male degli assenti ha poco valore, osservare, riflettere, imparare dalle proprie ed altrui idiozie, dovrebbe avere qualche utilità nella crescita personale di ogni individuo.

Ho avuto modo di osservare un tizio che dava dell'idiota a chiunque non facesse parte della sua realtà lavorativa, finché un giorno, si è trovato  alle dipendenze proprio di chi poco tempo prima, aveva deriso e disprezzato, fiero di appartenere ad un'altra squadra, di quelle dei meglio siamo noi.

I pugili di sane percezioni sanno che l'avversario non va mai sottovalutato.
Nelle Arti del combattimento un rotolino di pancia conta ben poco, non è un addome ben definito a fare la differenza, sono altri gli attributi in gioco.

Lo stesso Tyson nella sua biografia ha ammesso che sottovalutare qualcuno dei suoi avversari è stato quanto di più sbagliato avesse potuto fare.
Il signore in questione, prima di alcuni match,  ha saltato di proposito gli allenamenti per "dare poca importanza all'avversario"e per concludere al meglio, si è dato a festini con trasgressioni multiple di scontata immaginazione.
I risultati sono noti.
Vi è una sorta di parallelismo tra la Boxe e la vita comune, dove addomi scolpiti e muscoli da moderni gladiatori, valgono ben poco se quelli dello spirito non sono altrettanto robusti.
Il lavoro più duro è la forgia della propria anima, in quanto nessuno si riconoscerà mai nella propria debolezza, nella rabbia e nella fisiologica invidia.
Gli errori sono sempre degli altri, solo il vero guerriero riconosce i suoi, solo il vero uomo è disposto al chiarimento a proprio svantaggio, almeno sui cartellini dei giudici.

In tutto questo, sorrido senza scherno per il palestrato, che si fa accompagnare a visita dalla madre, forse, troppi muscoli con poco cuore, mentre io,  rincorro senza successo un pugile per una lastra al suo naso ormai fratturato da tempo.
I muscoli del resto, sono un po' come i soldi, danno fastidio solo a chi non li ha.














giovedì 12 febbraio 2015

Il coraggio delle parole

Il potenziale lo troviamo dalla nostra motivazione.

Se poi, si riesce ad avere il coraggio delle proprie parole, siamo sulla buona strada per diventare Guerrieri del nostro tempo.

Ancora non riesco a capire l'atteggiamento da veterano nella matricola, ma questa è un'altra storia, di altri posti.


 
Se la pratica conferma la teoria , vuol dire che l'arte praticata è valida, in quanto troppo spesso, la teoria sembra buona, poi sul campo di battaglia si rivela inefficace perché non realistica.
 
 
Abituati alla paura, e sarai sempre all'erta, come un cervo che attraversa la radura. (Mike Tyson)
 
Il coraggio non può essere contraffatto, è una virtù che sfugge all’ipocrisia.
(Honoré de Balzac)


sabato 7 febbraio 2015

Boxe






Se dovessimo considerare il pugilato solo come uno sport da combattimento, potremmo andare a casa domani mattina o anche prima.

Arte dura,  a volte distruttiva,  affascinante ed unica nelle sfumature romantiche.

Il pugilato è un'arte strana,  nella quale si impara a combattere ed abbattere l'avversario con rispetto.  Nelle palestre di  boxe ci si educa al coraggio, alla fratellanza, all'umiltà.
Ma anche al sorriso, alla bonaria presa in giro, all'abbigliamento dell'ultimo secondo.
All'adattarsi sempre, arrivando ad assomigliare all'acqua che si adatta a tutto e ovunque.
Detta così sembrerebbe una scuola di Santi e non lo è affatto, è una scuola speciale, particolare, strana, al contrario e sottosopra di tutto, dove si impara tanto o niente, dove si vivono romantiche battaglie e si sognano improbabili glorie.

 Ho sentito le scuse più colorate poste come simpatico alibi piazzato ad arte per mascherare la pigrizia nei confronti dell'attività fisica.

Le scarpe.
Una delle più belle è sulle scarpe da corsa o da ginnastica.
Per fare pochi chilometri, magari neanche tre, occorrono  scarpe tecniche, ammortizzate, ma siccome c'è crisi bisogna aspettare.

Spesso in palestra ho dimenticato le scarpe da allenamento , fortunato me che porto quasi esclusivamente scarpe sportive, anche se non tecniche ed ammortizzate.
Resta il fatto che per fare pochi chilometri di corsa non serve nessuna scarpa blasonata,  solo testa e Cuore Alto.

Nel 1996, durante il servizio di leva come aviere, con gli altri ragazzi , andavamo a correre con le superga dell'Aeronautica Militare, essenziali, soletta fin troppo bassa, eppure nessuno si è mai lamentato.
Un giorno, in due, sbagliando percorso, non so come, siamo finiti sotto tiro di una sentinella, che fortunatamente non ci ha sparato, ma ha dovuto segnalare il nostro passaggio da corridori  distratti in zona vietata, che ci ha fatto rimediare una punizione. Tanto poco.

Un  agonista delle nostre palestre ha da tempo  una frattura al naso, io provo a convincerlo ad una visita otorino, una lastra rx,  ma lui, o ha qualche match in programma, o altro di meglio da fare.

La boxe non finisce sul ring o in palestra, è lo stile di vita che rende pugili, donne e uomini.

 Il combattimento agonistico così come quello amichevole in palestra, sono parti importanti della nobile arte, ma non sono tutto, il completo arriva dalle persone che riusciamo ad essere grazie ad essa e con questo si complica tutto.

La superbia andò a cavallo e tornò a piedi e questo, per un pugile, sarebbe allenante, coglierebbe l'occasione per tornare di corsa e fare fiato.


lunedì 2 febbraio 2015

Ricordi della Pugilistica rosetana

"Il pugilato è lo sport che devi assolutamente evitare, è dannoso per la tua colonna cervicale."

Queste, le parole del neurochirurgo mentre valutava la mia risonanza magnetica; di certo,  ha percepito qualcosa, in maniera gentile e professionale,  ha provato ad evidenziare i contro della noble art.
Neanche fossi un agonista che combatte una volta al mese, mi regalo una scazzottata leggera ogni tanto con i miei coetanei, cercando di evitare i più giovani, che magari, anche in buona fede,  appena ti scopri ti scaricano un destro da manuale dritto in bocca.
Durante il ritorno un misto di ricordi mi ha accompagnato fino a casa.
Le corse sul lungomare di roseto con le buste di plastica indossate sul torace per sudare e faticare ancora più del necessario; in quei giorni ancora circolavano fasce e pantaloncini in neoprene.
A fine allenamento mai nessuno beveva acqua,  si aspettava il ritorno a casa.

Mi piaceva  vedere Danilo Di Biagio fare i guanti, velocissimo, simpatico e faccia da duro; ogni tanto tornava ad allenarsi anche Rocco, il fratello, un picchiatore puro, sorridente ma taciturno: Goffredo ci raccontava con emozione delle sue battaglie sul ring, incontri degni dei migliori titoli mondiali.

Gabriele, altro Campione, stile veloce ed esplosivo, in atleta felino che non ha conosciuto sconti negli allenamenti e con grande umiltà ha lascito il suo segno.

Il naso rotto in casa, a Giulianova, è stato il premio per Vittorio, il nostro peso massimo, che con il suo carattere estroso ed i suoi mal di fegato durante le corse verso Campo a Mare, si è conquistato la simpatia di tutta la pugilistica.

Con lui ho avuto un bel rapporto di amicizia anche fuori dagli ambienti della boxe.

Ha avuto la sfortuna, barra fortuna, di incontrare gente che di lì a poco, avrebbe fatto parte della rosa del pugilato italiano.

Ho avuto l'occasione di poter scambiare qualche colpo amichevole con Marco "Scirocco", peso massimo mastodontico, non dimenticherò mai quando sono riuscito a prenderlo con un bel montante, schiantato per bene sul suo nasone.

Per finire, in un paesino di montagna, al mio primo incontro, tanto emozionato quanto frastornato, salito sul ring, ho fatto l'inchino del saluto dal lato dove non vi erano spettatori, ma solo una pianta di olivo.
Canotta azzurra, pantaloncini gialli.
Ho pareggiato.


sabato 31 gennaio 2015

Traduzione dei ricordi, il manuale

Da noi, a Giulianova, il "plank" si chiama telaio o ponte, i"push-up", piegamenti o flessioni, anche se quest'ultimo non è proprio il termine giusto, tanto, tutti capiscono e sanno cosa fare; i "pull-up" si traducono in trazioni alla sbarra.

Nel gergo  del pugilato nostrano, lo sparring corrisponde ai guanti, "jump-rope" alla corda, il "footwork" al gioco di gambe.

Il Nostro Maestro, alla Pugilistica Rosetana, ci faceva fare il vuoto "in italiano la boxe con l'ombra", a fine allenamento poi, per finire  in scioltezza, o quasi, viste le infinite serie di addominali appesi a testa in giù dal ring come tanti pipistrelli in tenuta ginnica.

Le urla, i gemiti di Nico e Gabriele durante le ripetute al sacco, la boxe fanatica di Rino, mentre io e Tullio cercavamo di giocare alla boxe e appena si presentava l'occasione ci imboscavamo.
Le ragazzate dei ragazzini in palestra.

Luciano, una devozione unica agli allenamenti, atleta serio, umile, puntuale.
I suoi spostamenti sul tronco avevano dell'incredibile:
io stesso, quando Goffredo ci premiava con sedute di "guanti" con i più grandi, ( ad essi era concesso solo parare e schivare), non ricordo di essere mai riuscito a colpirlo per bene.
Spostamenti perfetti, millimetrici, fatti in un gioco di calma e padronanza dell'arte.

Il  Maestro, figura fiera e carismatica, solo il fatto che ti rivolgesse la parola per "comandare" un esercizio era di per sé gratificante ed egli era bravo a dare la giusta attenzione a tutti, dai professionisti, a noi ragazzetti a tratti indisciplinati, anche nell'affetto.

Intanto Emidio, il padre di Nico, era sempre con noi, aiutava Goffredo, si allenava lui stesso ed ogni giorno ci portava e riaccompagnava dalla palestra, era come una balia per tutti noi, un padre. Nelle palestre americane i personaggi come lui vengono chiamati "staff".

Giovedì scorso, 29 gennaio 2015, torno ad allenarmi a Tortoreto, in solitario, dedicandomi più che altro, ad esercizi posturali che ho reso più dinamici e meno noiosi di quelli tradizionali, per riabilitare almeno in parte, le mie vertebre cervicali.

E' tutt'ora in corso l'ondata delle influenze, delle tossi infinite, dei boicottaggi delle aziende farmaceutiche a danno della popolazione, e lui, l'altro Maestro di altre  generazioni, è sempre lì, ad allenarsi e insegnare e dare mille spiegazioni sulle traiettorie dei diretti, dei ganci, dei montanti e degli spostamenti.
Hanno detto che l'influenza è andata a casa sua ed è fuggita  a zampe levate, con tanto di presa per i fondelli.

Non ho potuto aspettare l'arrivo di Luciano con il suo fischietto con marsupio annesso,  per il turno degli agonisti.

Il tempo, come il mare,  riesce a scalfire la roccia, ma  non questa gente.








domenica 18 gennaio 2015

Scarpe slacciate






Ricordo con  simpatia e poca stima un paio di personaggi degli allenamenti passati, negli anni 2005 e 2006.

Un mio  amico  afferma che per venire ai miei allenamenti deve fare una specie di rituale di sopravvivenza, tanto sono duri gli esercizi che propongo.
In realtà, è  provvisto di una buona dose di umiltà e non essendo abituato al genere di esercizio,    fatica il giusto per adattarsi.

Ho conosciuto persone con curriculum  di paroloni e coppe  di vino, di combattimenti sostenuti contro ciclopi e dinosauri,  stressati dal fare i bodyguard a Barbie e Big Jim, esperti della campagna, magari e reduci da mortali corse dal divano alla dispensa di casa.

E poi, al primo esercizio un tantino più duro del riscaldamento, eccoli puntuali.
Con le loro cazzo di scarpe sciolte.
Mi sono chiesto se avessero dei telecomandi sui lacci, o quale altra scusa stellare avrebbero escogitato per rendere migliore il proprio futuro e fare pausa nei momenti più duri, ma neanche tanto, con la scusa delle scarpe sciolte.
Bellissimo esempio di furbizia elevata, tanto quanto il poco essere uomini  sinceri con la propria persona, oltre che con i compagni di allenamento.
Non ho voglia di citare i finti mal di pancia, le presunte distorsioni, contusioni e alibi vari per affrontare gli allenamenti, sembrava quasi di essere ai tempi della scuola.
La persona umile riconosce il suo fuori forma e lotta per quello che riesce, comunque cercando di dare una buona percentuale, vicina al 50 % almeno.
Ricordo anche i sorrisi beffardi della mia compagna, alla quale avevo confidato le furbate dei nuovi eroi dai muscoletti belli, che ,conoscendo la mia schietta irriverenza, temeva un'uscita poco elegante da parte mia, del tipo di cambiare corso per iscriversi ad un di pianoforte.

Arrivare volutamente più tardi per evitare il riscaldamento di gruppo e tenere un atteggiamento da veterani, è un'altra strategia di "sopravvivenza" della classe dei questi soggetti che non so come definire, poiché le palestre di Pugilato non arruolano nessuno contro la propria volontà.

Stamani in piscina, sentivo dire dal maestro di nuoto " se c'è una cosa che non va fatta nel nuoto, è quella di improvvisare".
Nella boxe se non sai improvvisare sei spacciato.
Sei spacciato anche se, quando ti si chiede di essere uomo, o donna, per capire il senso, ti trasformi velocemente in uno struzzo spelacchiato.

martedì 13 gennaio 2015

Spietati

La testa è il bottino dei pugili, la maggior parte dei colpi inferti finisce sui vari distretti di quella che dovrebbe essere una delle sedi anatomiche da proteggere, come si dovrebbe proteggere un cucciolo indifeso.
Alcuni colpi finiscono al bersaglio grosso, al fegato, alla milza, senza lasciare le arcate costali e le logge renali.
Qualche pugile più smaliziato e perfezionista non disdegna le braccia dell'avversario, "spezzare il dente del serpente nelle arti marziali filippine".

La preda più ambita resta il volto: nasi a patata, zigomi modellati come origami , mascelle buone solo ad ingoiare pastine con la cannuccia e per finire, come non bastasse, pensieri sognanti, perdita di memoria, ottime probabilità di un futuro parkinsoniano.





Una pratica per individui spietati, con pochissima morale, magari con gravi problemi personali e familiari.
Un classico della descrizione della nobel art, ormai più che noioso.

Poi viene fuori che addirittura esistono corsi di pugilato per malati di Parkinson, che tante persone si iscrivono a corsi di boxe per imparare a gestire le varie sfumature di emozioni che la natura umana offre.

Dal pugilato all'arte del cammino meditativo passano mille divergenze e di certo, alla lunga, camminare risulta più salutare e più semplice nella pratica.

Tutti, o quasi, possono camminare, alcuni possono praticare l'arte dei pugni, a patto di non avere nessuna pietà per le proprie paure.

Gli spietati veri sono altri, non appartengono al mondo del quadrato, dove l'unica cosa quadrata è il ring.
Tutto il resto è fantasia.



mercoledì 7 gennaio 2015

Mille pagine di un libro






Il nostro Maestro ci faceva il ciuffo con la vaselina, quando i capelli erano di ostacolo alla pratica.
Nico e Gabriele mettevano la vaselina sul viso per andare a correre all'aperto e sudare ancora più di quello che si poteva.
Gabriele ricorda le corse  con il caschetto da guanti:  a fine seduta, all'appello mancava un chilo e mezzo di peso corporeo.
Nico sempre affamato, come  un lupo senza prede,  con le magre consolazioni di un bicchiere di acqua gassata.
Prima dei campionati italiani, per fare il peso, lui e Gabriele, sono rimasti chiusi per brevi periodi, in una stanza con acqua e fumetti, in seguito le hanno suonate  a nomi grossi della noble art.
Altre palestre, più o meno blasonate, avevano tanti agonisti che macinavano punti per le proprie società.
Il nostro Maestro, ne portava pochi e valorosi: con Goffredo potevi fare il match e guanti ad occhi chiusi, lui dall'angolo ti portava per mano.
Qualcuno gli chiese " sono tuoi questi ragazzi? Di certo arriveranno in finale."
Vittoriosi ai campionati italiani novizi.
Corse in salita, corda, ripetute al sacco, guanti , vuoto con pesi da uno a cinque chilogrammi.
Fiumi di sudore e rivoli di sangue dal naso, in anime e corpi forgiati dal pugilato e dall'affetto del Maestro.
Il gran premio arrivava la sera, a fine allenamento, con il lusso dell' acqua gassata...
Non dimenticherò mai la mia sconfitta ai campionati regionali:
dopo le riunioni di pugilato, a quei tempi, grazie agli sponsor, si andava tutti insieme a cena.
Credo di aver perso ingiustamente ad Avezzano contro un locale e a quel punto ero libero da ogni impegno con la bilancia, nonostante la mia costituzione magra, ho avuto problemi a fare il peso e in qualche modo la sconfitta era ripagata da una cena degna delle migliori cerimonie.
Solo un ragazzo non mangiava, ho visto una lacrima di rabbia sul suo viso, il mio amico Nico, il campione.
Aveva davanti le dure selezioni del campionato italiano e il prezzo da pagare era ed è più elevato di quello che una persona degli sport comuni possa immaginare.
Dice giusto Gabriele, non basterebbero mille pagine di un libro.



La via del coraggio






Esseri viventi, unici ed irripetibili, con emozioni simili.

Il principiante che assume atteggiamenti da veterano, nel pugilato, quello dove si sale sul ring e basta, non esiste.
Il ring dice sempre la verità su chi sei.
Non tutti possono avere la stoffa del campione, ma il coraggio, la dignità e la capacità di improvvisare, non dovrebbero mancare a nessuno.

La via del coraggio è quella fatta di azioni.

Sapevate che molti bambini in Pakistan non sanno sorridere?

Waqar è felice ed il suo sorriso vale un intero viaggio.

 Dai report di viaggio di Sonia Iacoangeli.

In due pagine, senza volerlo, mi ha insegnato più di quello che avrei potuto apprendere in due anni.
Sarò un po' tardo, o anche tordo forse,  ironia a parte, grazie alla mia amica, che mi ha mostrato il vero volto del coraggio.
E non solo.
La sua vita in pericolo più e più volte, pur di portare un aiuto ed un sorriso ad un bambino.











venerdì 2 gennaio 2015

Effetti di mare mosso in guerra di Sparta









 2015. Fatica, passione e sudore.

A tanti piace l'idea, alcuni ci provano, non tutti continuano.

La pugilistica giuliese ha sempre a disposizione enormi quantitativi di endorfine naturali, a condizioni sempre vantaggiose con un buon investimento per il futuro, ad un tasso incalcolabile.

Parliamo di endorfine endogene, dotate di una notevole attività analgesica ed eccitante, rilasciate dal nostro organismo in alcune situazioni, tra cui l'attività fisica.

Aumento della soglia del dolore e del tono dell'umore, senso di gratificazione e tanti auguri e vissero felici e contenti, finché  presero il primo cazzotto in bocca.

Se sperate di ottenere risultati con venti minuti di camminata meditativa con un caffè al bar, avete sbagliato numero civico.

Il percorso delle endorfine naturali è lungo, faticoso a tratti, richiede un impegno costante e spirito di sacrificio.
Poi però, vale la pena, imparare ad ascoltare il proprio corpo, acquisire consapevolezza di nuove energie e soprattutto, passare dallo spirito dell'impiegatucolo con la schiena curva o animaflemma che sia, a quello di un guerriero moderno, è conquista degna di una vittoria olimpica.