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giovedì 27 ottobre 2016

Il Ring in mezzo al mare






Convinto che avesse solo dieci anni più di me, quando ho scoperto che in realtà erano 13, quasi andavo K.O tecnico emotivo sulla sabbia, in quella fresca e ventosa serata estiva.
Eravamo agli allenamenti al mare, a fare vasche sul bagnasciuga verso il porto, al molo sud.
Mentre io organizzavo e improvvisavo esercizi e circuiti infernali, con vista mare e tramonto,  lui ha dedicato l'intera lezione ai neofiti, arrivati ad allenamento iniziato.
La settimana precedente, aveva fatto qualche ripresa con un pugile agonista della nazionale italiana, sempre sul mare, in una palestra insolita, delimitata solo dall'orizzonte.
Un ring sul mare giuliese, uno di quelli regolamentari, di cui non ricordo mai le misure, posto direttamente sul blu, con noi sopra a fare i guanti con birre al tramonto come premio.
Spesso, vi è la convinzione che i migliori maestri sportivi siano quelli con un passato da campioni, ricchi di coppe e medaglie e targhe appese in palestra o in ufficio.
Mi piace credere che la passione, unita alla capacità di trasmettere la conoscenza, con i sogni e le stelle, sia la migliore dote che possa avere un maestro.
Il difficile del talento è  dare l'esempio, come sostengo da sempre, "facile" essere campioni a vent'anni, poi, con qualche anno in più, i passaggi si complicano.
Nessuno si senta sminuito, tantomeno i valorosi della noble art, il sacrificio che affrontano, spesso è indescrivibile, affascinate e gradevole solo nella finzione dei film.
Eppure, resto incantato, come i bambini alle storie surreali, quando vedo un cinquantaseienne che si allena meglio di un ventenne, di un quarantasettenne che guarda le sigarette, vince lui e si spara 12 km di corsa, poi ancora, di quel ragazzo troppo giovane per le conoscenze che ha del mare e dei suoi abitanti.
Stasera mi chiedo da che parte sarà l'ingresso del ring.
Lo vedo bene in un ponticello del molo sud, per scendere poi attraverso le scalette del quadrato, con ultimo avversario un feroce squalo di cui faremo braciole grigliate.





Durante una corsa estiva,  CuoreAlto, ha preso a girare tutto intorno ad un vigile in servizio, noi al seguito, per goliardia, ma con rispetto sempre.
Poi in pochi, compatti in squadra durante gli allunghi, in pochi abbiamo capito lo spirito di quelle serate, il più veloce rallenta, il più lento accelera, a formare uno non so di cosa, ma uno e basta, in una disciplina che potrebbe sembrare individuale e solitaria a prescindere.

A 56474328 anni non sogniamo di essere, saremo quello che non siamo mai stati.








lunedì 17 ottobre 2016

Il lombrico combattente fuggito dal negozio di esche

E quel giorno, in quel ufficio, si levò un urlo, il cui intento era quello di squarciare una porzione di cielo e con po' di fortuna, di rimbalzo, alzare qualche onda, tanto da spaventare anche gli impassibili squalotti.
Ogni giorno una nuova bizzarria, una nuova trovata.
Per incutere più timore si qualificò come pugilatore, che in realtà non era mai stato, probabilmente neanche nei suoi sogni a sospetta pertinenza culinaria.
Dolori esagerati, fitte e fettine panate, per concludere in un teatrino ridicolo e patetico.
Non vi era nulla che non andasse, se non la sua fibra interna mai sfoderata.
Agli squalotti era concesso, si fa per dire, solo un borbottio in alto mare e nulla più, senonché con un giro elegante e sapientemente respirato, uno di essi smascherò la sua natura pavida, mettendo fine a quella farsa originale, ma solo per il coinvolgimento forzato della noble art.
Il dispiacere rimase, era stata chiamata in causa un'arte che nulla aveva da spartire in quel contesto, già bistrattata, ghettizzata, relegata anche più lontano del cassetto dei sogni.
Per carità, che nessuno abbia affermato che siano scuole per aspiranti Santi, anzi, gli ambienti di contorno hanno gusti che più corrotti non si può, eppure, nella parte essenziale, dove si modellano i pugilatori, la lealtà e il coraggio sono vere.



La sua ala non era rotta, solo fratturata dissero e il calabrone bevitore di vino la portò in salvo.