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martedì 13 gennaio 2015

Spietati

La testa è il bottino dei pugili, la maggior parte dei colpi inferti finisce sui vari distretti di quella che dovrebbe essere una delle sedi anatomiche da proteggere, come si dovrebbe proteggere un cucciolo indifeso.
Alcuni colpi finiscono al bersaglio grosso, al fegato, alla milza, senza lasciare le arcate costali e le logge renali.
Qualche pugile più smaliziato e perfezionista non disdegna le braccia dell'avversario, "spezzare il dente del serpente nelle arti marziali filippine".

La preda più ambita resta il volto: nasi a patata, zigomi modellati come origami , mascelle buone solo ad ingoiare pastine con la cannuccia e per finire, come non bastasse, pensieri sognanti, perdita di memoria, ottime probabilità di un futuro parkinsoniano.





Una pratica per individui spietati, con pochissima morale, magari con gravi problemi personali e familiari.
Un classico della descrizione della nobel art, ormai più che noioso.

Poi viene fuori che addirittura esistono corsi di pugilato per malati di Parkinson, che tante persone si iscrivono a corsi di boxe per imparare a gestire le varie sfumature di emozioni che la natura umana offre.

Dal pugilato all'arte del cammino meditativo passano mille divergenze e di certo, alla lunga, camminare risulta più salutare e più semplice nella pratica.

Tutti, o quasi, possono camminare, alcuni possono praticare l'arte dei pugni, a patto di non avere nessuna pietà per le proprie paure.

Gli spietati veri sono altri, non appartengono al mondo del quadrato, dove l'unica cosa quadrata è il ring.
Tutto il resto è fantasia.



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