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mercoledì 26 febbraio 2014

Il dolore

Il dolore per definizione è un sintomo soggettivo.




 

La pratica della boxe, così come la corsa, il ciclismo ed altre discipline di grande impegno fisico, non sono certo la panacea di tutti mali.

Il pugilato, come altre discipline, inteso come stile di vita, potrebbe avere importanti risvolti sul quotidiano, oppure no, semplice.



"Una bella sera aprendo la porta di casa, potreste non riuscire ad infilare le chiavi nella serratura: segno che la vostra pratica non è stata buona e che i colpi ricevuti sono stati maggiori di quelli portati a segno...." Questa l'ho rubata a Jack Johnson.



Chi ha il coraggio di sostenere  determinati stili di vita diversi dal triangolo patatine, dolcetto e divano, probabilmente "ha a disposizione più materia prima per modellare o creare al pari di un artigiano, buoni caratteri".

Affrontare tre, quattro allenamenti di boxe settimanali, avete capito bene, stiamo parlando di amatori che hanno lavoro, famiglia, età non proprio adolescenziali, varie ed eventuali che il vissuto quotidiano comporta.

Chi ama la sua arte trova tempo, anche quando il tempo non c'è: sono sufficienti un garage, uno specchio, una stanza di casa o il parco più vicino.
Chi ama la boxe sa che dovrà sostenere degli allenamenti impegnativi, a fronte di un premio in apparenza inesistente.

Chi riesce ad imporsi autodisciplina e gestione della fatica,  forse avrà più probabilità di gestire al meglio e con dignità, il dolore che a volte la vita impone.








mercoledì 12 febbraio 2014

Saltelli

Nella pratica del pugilato i muscoli si fanno a forza di saltelli, piegamenti sul pavimento e pugni "a vuoto".




Movimenti liberi e fluidi che non hanno bisogno di aggiungere altro.

Il pugilato dona a chi lo pratica coordinazione e armonia, panettoni e colombe farcite di gianduia.

Autocontrollo e coraggio, sì, col fischio.

Non ci sono garanzie di invincibilità, ma di certo prenderete le giuste distanze dalla via dei codardi, o la  giusta misura per stendere qualcuno.