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mercoledì 21 dicembre 2016

Tre punti di sutura in 5 metri di sole abbagliante


Sette minuti di attesa.
Le percezioni soggettive sono così varie quanto affascinanti e pittoresche, romanzate in situazioni e orizzonti infiniti.
Vorrei sentire i racconti degli avversari di Mike Tyson che sono rimasti in piedi, ogni ripresa da tre minuti ripetuta per dodici volte.
Una tortura, un calvario nel terrore di buscarle per bene e fare forse, una bruttissima fine, con la consolazione di una pensione di invalidità permanente con cui pagare badanti e presidi per deambulare.
Ma per favore, milioni di dollari in pochi minuti, per fuggire o far finta di fare il match.
Tre punti di sutura in regione mentoniera, un dramma apocalittico con piccoli torrenti di sangue.
In realtà, l'apparenza, non inganna, le ferite lacero contuse, sono una bella, breve e dolente  scocciatura, occorre sempre una buona dose di coraggio per farsi ricucire.
Il bello è che finisce lì, a volte, ancora più velocemente di come è iniziata.
Il dolore di una perdita, forse ha ben poche descrizioni, essendo sempre e comunque per definizione un sintomo soggettivo, spazia in varie soglie.
Ogni uomo ha una sua deglutizione.

Cinque metri in apnea sotto il mare quasi una passeggiata, per qualcuno non vi è neanche il bisogno di compensare a questa profondità.
In quei  metri, un patto impossibile da proporre al cuore,  i numerosi round, disumani, tanti più delle 15 vecchie riprese di un titolo mondiale, portano a nessun risultato.
Non vi è spazio per i mea culpa, non vi sono giustificazioni per la paura, bisogna solo prenderne atto e interrompere l'incontro.