Translate

mercoledì 17 aprile 2013

15 aprile 1973, Strano.

Allenamento Accademia Pugilistica Giulianova.
Paolo arriva in leggero ritardo, un gruppo di ragazzi ha anticipato il riscaldamento con una  corsa al mare.
Il tempo è favorevole, il sole del tardo pomeriggio chiama alla libertà degli spazi aperti.

Mi chiede di condurre il riscaldamento con i ragazzi rimasti insieme a me ad aspettarlo:
"poi mi lasci la parte tecnica."
E' la mia seconda conduzione di preparazione alle danze pugilistiche nella Palestra di Pugilato più bella del pianeta.
Nonostante io sia istruttore di altre discipline sportive con  sufficiente(?) esperienza con il "pubblico ginnasta" o aspirante tale, ammetto di sentirmi un po' a disagio nella palestra di Giulianova, probabilmente perché la passione e l'amore per il pugilato giuliese creato da Paolo  e Mastro Luciano, si sentono nella palestra, tanto quanto il sudore e la fatica che la disciplina richiede.

A volte, per fortuna,  si avverte un po' di senso di responsabilità quando si devono fare delle cose importanti.

Forse la giusta dose di imbarazzo e disagio, o forse solo tensione, un po' come agli esami importanti della vita, sono segno di rispetto e riconoscenza.

Stranamente, terminata la fase di riscaldamento mi tocca condurre la parte tecnica.

Strano.

Per chi non lo sapesse, potremmo avere terremoti, sirene uragani e tsunami, ma Paolo, mentre insegna i fondamenti della Nobile Arte, non si scompone un attimo e la concentrazione è da seduta operatoria.
Poi, mi vengono a dire delle discipline orientali...
Disciplina occidentale, disciplina del Pugilato Giuliese.

Paolo "non cura" la parte tecnica solo perché è sul ring...! Impegnato a fare 1500 riprese con tutti i ragazzi a turno.
Non resisto e salgo anche io per qualche minuto: le prendo da tutte le parti, Paolo mi richiama anche alla copertura in modo affettuoso; non vedo niente con il caschetto e lo lancio.
Il risultato è lo stesso: la media è di 10, 15 colpi a 4, 5.
La grinta e la tattica sono diverse.
L'unico complimento che mi sento di farmi è quello di saperle prendere,  qualche colpo amichevole e qualcuno poco più pesante, ma tutto accettabile, almeno per chi ha frequentato il ring non solo per moda.

Paolo, con il Cuore Alto, è un campione vero, grinta e fiato da ventenne, tattica da veterano.

Doccia.
Esco e saluto Luciano  in arrivo per turno agonisti, che mi riprende perché a suo dire, rido poco.
T.P

martedì 2 aprile 2013

Lavoro al sacco

"Il sacco pesante va colpito con tutta la potenza che avete: non fatelo oscillare  ma tentate di spaccarlo, solo così avrete un colpo da KO nelle lotte da strada". Jack Dempsey - campione del mondo dei pesi massimi.

Il sacco è stato ed è per molti artisti marziali ed atleti il  primo amore.
Anche dopo anni di pratica ogni artista marziale che rispetti , non può eliminare dal proprio programma di allenamento le sessioni al sacco.
Il sacco è un laboratorio di studio per l'atleta, che si ritrova libero di non sbagliare consapevole di avere un "compagno di allenamento" instancabile ed inattaccabile da dolore e paura.
Il tipo di allenamento svolto crea una sensazione di onnipotenza e benessere nell'atleta, grazie ad una liberazione massiccia di endorfine e  scarico di tensioni emotive...
Le metodiche di lavoro sono numerose e spaziano dalle sessioni tecniche, a quelle di potenza, velocità, resistenza...
Il sacco ha attraversato tempo e culture ed è rimasto strumento indispensabile per la pratica della Nobile Arte.

Agli atleti viene chiesto di lavorare in maniera realistica, con schivate, spostamenti e buona dose di fantasia nel considerare "eventuali reazioni  del partner penzolante".

Buon lavoro