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lunedì 2 febbraio 2015

Ricordi della Pugilistica rosetana

"Il pugilato è lo sport che devi assolutamente evitare, è dannoso per la tua colonna cervicale."

Queste, le parole del neurochirurgo mentre valutava la mia risonanza magnetica; di certo,  ha percepito qualcosa, in maniera gentile e professionale,  ha provato ad evidenziare i contro della noble art.
Neanche fossi un agonista che combatte una volta al mese, mi regalo una scazzottata leggera ogni tanto con i miei coetanei, cercando di evitare i più giovani, che magari, anche in buona fede,  appena ti scopri ti scaricano un destro da manuale dritto in bocca.
Durante il ritorno un misto di ricordi mi ha accompagnato fino a casa.
Le corse sul lungomare di roseto con le buste di plastica indossate sul torace per sudare e faticare ancora più del necessario; in quei giorni ancora circolavano fasce e pantaloncini in neoprene.
A fine allenamento mai nessuno beveva acqua,  si aspettava il ritorno a casa.

Mi piaceva  vedere Danilo Di Biagio fare i guanti, velocissimo, simpatico e faccia da duro; ogni tanto tornava ad allenarsi anche Rocco, il fratello, un picchiatore puro, sorridente ma taciturno: Goffredo ci raccontava con emozione delle sue battaglie sul ring, incontri degni dei migliori titoli mondiali.

Gabriele, altro Campione, stile veloce ed esplosivo, in atleta felino che non ha conosciuto sconti negli allenamenti e con grande umiltà ha lascito il suo segno.

Il naso rotto in casa, a Giulianova, è stato il premio per Vittorio, il nostro peso massimo, che con il suo carattere estroso ed i suoi mal di fegato durante le corse verso Campo a Mare, si è conquistato la simpatia di tutta la pugilistica.

Con lui ho avuto un bel rapporto di amicizia anche fuori dagli ambienti della boxe.

Ha avuto la sfortuna, barra fortuna, di incontrare gente che di lì a poco, avrebbe fatto parte della rosa del pugilato italiano.

Ho avuto l'occasione di poter scambiare qualche colpo amichevole con Marco "Scirocco", peso massimo mastodontico, non dimenticherò mai quando sono riuscito a prenderlo con un bel montante, schiantato per bene sul suo nasone.

Per finire, in un paesino di montagna, al mio primo incontro, tanto emozionato quanto frastornato, salito sul ring, ho fatto l'inchino del saluto dal lato dove non vi erano spettatori, ma solo una pianta di olivo.
Canotta azzurra, pantaloncini gialli.
Ho pareggiato.


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