"Meglio non andare a pesca... Abbiamo bevuto troppa birra e potremmo fare cose di cui pentirci."
"Hai ragione."
Armato di due fucili arbalete, senza una cazzo di fotocamera che di solito ho sempre con me, (quella attuale, acquistata su internet ad un prezzo ridicolo per foto bruttissime lasciata di proposito), con l'intenzione di fare stragi di polpi e pesci, esco all'alba del mio primo lunedì ellenico e mi tuffo nel posto indicatomi da mio cugino. L'acqua è profonda da subito, limpida e cristallina, popolata da numerosi pesci pappagallo e da tanti altri pescioni tra cui, forse, riesco a scorgere qualche leccia stellata o non so quale altro pinnuto.
Dopo le prime timide discese sui sette e dieci metri, riesco a mettere sotto tiro qualche bel pescione, eppure esito, forse per i colori, forse per il fatto che i miei figli da me si aspettano polpi a prescindere.
Ad un tratto ho la sensazione di essere osservato da qualcuno o qualcosa, viro verso destra e felice come un bambino quando scarta un regalo inaspettato, inizio la mia prima pinneggiata con una bellissima quanto enorme tartaruga, riesco anche ad avvicinarmi e fare qualche metro al suo fianco, poi, riprende il largo e per un po' la seguo, fino ad mio saluto cui giustamente alla tarta può interessare come interessa ad uno studente delle scuole superiori l'elezione al trono di Goffredo Di Buglione.
Soddisfatto del tuffo come ad avere vinto un titolo mondiale riunificato dei pesi welter, sì col cavolo, attualmente credo di essere un mediomassimo grazie ai miei prodigi a tavola, comunque euforico per quello che ho visto e per il significato attribuito dai nativi americani a questo brutto e simpatico rettile dotato di camper: la Madre primordiale.
Aldilà della simbologia e dei significati più o meno fascinosi, ancora una volta, sono a ribadire, che la noble art, disciplina sciatta, bistrattata, adattabile come poche, riesce a donare a chi la pratica, dei nasi osceni e zigomi inguardabili per una vita sociale normale e una forse utile, dote caratteriale, che è quella che ci fa tuffare in "quel mollare mai sempre", perché la vita è troppo breve per essere vissuta sul balcone a guardare gli altri navigare sul quadrato.
La Messenia in passato, è stata sotto il completo dominio spartano.