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venerdì 24 ottobre 2014

La sconfitta

Essere sconfitti in una partita di calcio o pallacanestro ha il suo piccolo vantaggio: non si è soli.
Lo sport di squadra, oltre la ben nota propensione alla socialità,  ha la condivisione della sconfitta, così come della vittoria.

Nel pugilato agonistico, soprattutto nel mondo professionistico, la sconfitta per K.O, a volte con perdita di coscienza, ha dei risvolti drammatici, quasi crudeli.
Da un lato abbiamo il vincitore in pieno delirio di onnipotenza, osannato dal pubblico come accadeva ai gladiatori nelle antiche arene, all'angolo opposto, lo sconfitto, con un bel trauma commotivo, ancora incredulo dell'accaduto, seduto sul ring, umiliato nell'orgoglio, le lacrime miste al sudore sul volto; intorno i suoi secondi con abbracci e premure forse inutili in quel momento, il medico intanto, prova ad accertare le condizioni di salute.
I pugili messicani dopo una sconfitta per K.O tornano a combattere, probabilmente anche prima dell'astensione obbligata dal ring, più aggressivi e feroci di prima.
La tecnica utilizzata è quella della fame.
La voglia di emergere, la volontà di cambiare lo status sociale, unita a particolari caratteristiche personali,  crea guerrieri di grande valore, disposti a tutto.
La grinta non è come il sombrero,un' esclusiva  messicana,  dovremmo averne anche da queste parti, riposta non si sa dove, forse in qualche ripiano del digiuno.



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