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martedì 26 gennaio 2016

Afanflecainide blu semper







Schivi potenziali seccature e noie ad alta contagiosità, affronti e sfidi dolori e malanni con piacere, ti rialzi, a volte male, da disturbi post-traumatici che non sono quelli belli del cinema.
Mostrare agli altri  situazioni diverse da quello che sono, belle o brutte che siano, non fa parte di questo giro, qui non si ostenta per nessuno, le recite sono in altri cuori.

Ed ecco che ti ritrovi a far pensieri che poche ora prima non avresti fatto.
Non mi spaventa tanto l'idea della morte, mi terrorizza molto più l'idea di una invalidità permanente, che porterebbe a venir meno alle promesse fatte ai miei figli, molto lontane  da quelle di un film al cinema con patatine o al concertino del secolo.

Il vero guerriero minimizza il proprio animo e trova sempre tempo per atti di gentilezza.
Non è mai freddoloso, anche quando ha paura, tenta il sorriso.
A questo dovremmo ambire.

Matthew Stanford Robinson








Un paio di secoli fa, sorrido, insieme agli  angeli rossi , abbiamo tirato fuori da un'auto pericolante su di un fossato, una giovane ragazza umana.
Un lavoro di squadra degno delle migliori regie: un angelo mi ha cinturato, un altro mi teneva per le braghe posteriori, certo che la divisa non si sarebbe strappata, io, pian piano, allineando le gambe della malcapitata e guidando in parte i suoi movimenti, sono riuscito a farla arrivare sull'asse spinale senza aspettare l'arrivo degli altri dei miei eroi, i vigili del fuoco.

A chi lo dite, partirei ora, adesso, per il mare ellenico, o per la Gleason's Gym di New York. Ho comunque altri programmi lontano dal mio amato divano, a volte allestito ad arena per duelli con i figli.
Sorrido ancora, serve da divano e basta ed ha anche bisogno di un buon guardiano. Eppure,  parte importante della vita, lavori e passioni, arti e mestieri non sono tutti uguali e per questo vissuti in modo molto diverso; alcuni ci detestano, altri ci ammirano, altri ancora ci invidiano frustrati,  per qualcuno neanche che esistiamo.













Gli allenamenti della Boxe sono un qualcosa che mescola sudori e sogni, spesso epistassi ed ecchimosi intrisi di anomala magia, che bisognerebbe essere talmente bravi nell'arte dello scrivere per riuscire a descriverne ogni eroica, pazzoide e passionale goccia di sudore omettendo espirazioni forzate ed urlate.

Neanche fossi al titolo mondiale, sentivo la mia adrenalina, quasi riuscivo a vedere la mia tensione nel pre- match.
I sorrisi delle mie colleghe, insieme ai miei  esercizi di respirazione, hanno soppiantato quella balorda, giustificata tensione.



Da sempre, durante gli allenamenti pugilistici invernali, abbiamo intervallato gli esercizi dentro la Palestra a vasche di corsa e diavolerie all'aperto.
Lunedì 18 gennaio 2329, per dare seguito alla tradizione, grazie a Paolo, che mi ha lasciato condurre le danze: a maniche corte, sudati al punto giusto, abbiamo fatto, in netta minoranza ovviamente, i sani di mente sono rimasti dentro, alla temperatura di un grado mi pare, le nostre sessioni di corsa fuori. In tutti sensi.
Con me, Roberto, il mio compagno di pesca in apnea e poi.

Ai miei colleghi, alla Palestra, al Mare.
Ai miei pochi amici, che ci sono sempre.


L’amicizia è in bocca a tanti ma nel cuore di pochi.
(Livia Cassemiro)



A te, non per la  gara, che mi rende fiero ed orgoglioso, per il tuo affetto e per il tuo coraggio, la tua ingenua saggezza, per il tuo essere fin troppo vivace, riesci ad aprire i miei occhi ogni volta come fosse la prima, ogni viaggio con te diventa immenso,tanto che sai cogliere ed apprezzare ogni singolo centimetro che ti circonda. Il fratello che avrei voluto avere.



"Papà, dove vanno a dormire le balene...?"
"Papà vuoi essere un pugile che ti alleni così..."?
La parte migliore di me esce sempre allo scadere.

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